1) Nel corso dei secoli le donne romane si emanciparono sempre di più; in epoca imperiale iniziarono ad essere accusate di trascurare i loro doveri di mogli e madri dedicandosi a mestieri considerati tradizionalmente maschili. Giovenale nella satira sesta prende in giro quelle donne che si danno alla professione forense o che si appassionano di politica interna ed estera, o ancora che gareggiano con gli uomini nelle attività sportive.
2) Sempre Giovenale, nella sua seconda satira, accusa alcune donne sposate di commettere adulterio con uomini, donne e persino asini!
3) Le donne romane patrizie ricevevano una solida educazione; per questo non mancano nella storia figure di intellettuali al femminile. Una delle letterate più celebri è Cornelia la madre dei Gracchi, le cui epistole sono state lodate persino da Cicerone.
4) La donna romana poteva essere data in sposa a partire dai 12 anni; un passo indietro, quindi, rispetto alla regola greca, che prevedeva che il limite fosse fissato a 16 anni.
5) Esistevano donne-gladiatore, o gladiatrici, la cui esistenza è comprovata da testimonianze scritte e artistiche. Ma, ancor più frequente, era in fascino esercitato sulle donne dai gladiatori uomini; pare che anche le matrone più altolocate si innamorassero di rudi gladiatori con una certa frequenza…
6) L’adulterio era considerato un reato solo se commesso dalla donna. Se il pater familias ne esprimeva la necessità, l’adulterio veniva punito con la pena di morte. Viceversa, le donne di malaffare venivano private del diritto di contrarre matrimonio, ma c’era molto permissivismo nei rapporti con le prostitute, che avevano una sorta di “funzione sociale”: tenere i giovani lontani dalle mogli altrui.
7) Le donne indossavano il perizoma, una fascia per il seno (strophium, mamillare) o una guaina (capetium) e una o più tuniche subuculae, intessute con lana o lino ed in genere prive di maniche. Sopra la subùcula veniva indossato il sùpparum oppure la stola fermata in vita da una cintura (cingulum). Quest’ultimo indumento non arrivava ai piedi e lasciava scoperta un parte della tunica sottostante. L’abito da sposa (recta) era costituito da una tunica bianca attillata e senza maniche, completata da un velo color giallo fiamma.
8] Se l’abito della donna onesta doveva essere estremamente discreto lasciando scoperto solo il viso, non altrettanta sobrietà veniva tributata agli accessori; col passare degli anni il proprio rango sociale venne ostentato con gioielli sempre più vistosi.
9) Secondo le leggi augustee, una donna doveva avere almeno tre figli oppure ogni lascito ereditario sarebbe finito in mano ai parenti del marito o allo stato. Assolto il proprio dovere, le donne romane utilizzavano spesso pozioni contraccettive o abortive allo scopo di scongiurare altre gravidanze che avrebbero potuto essere loro fatali.
10) Il concubinato, sorta di adulterio continuativo, divenne nei secoli un istituto tipicamente romano, ove la concubina conviveva con il suo amante nella sua casa e nella sua famiglia.
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